La Galleria Sinopia

presenta

Terre Emerse

dal 29 Novembre 2009 al 29 Gennaio 2010

Inaugurazione domenica 29 Novembre 2009 dalle 11
Mostra itinerante tra i luoghi del gusto
GLUB e Galleria Sinopia Laboratori


Alle ore 17 presentazione del volume
Il corpo, la mente e la speranza
di
Ignazio Majore

La Galleria Sinopia porta avanti la ricerca sulle attività artistiche artigianali. Un viaggio esplorativo nel mondo della materia cominciato con le opere tessute di Margherita Levo Rosenberg e Giovanna Zinghi, passato alle formulazioni vitree di Francesca Cataldi e alla complessità linguistica del gioiello d'arte, approda ora al laboratorio combinatorio di Mimmo Frassineti. Filo conduttore è la ri-creazione del mondo tramite la tessitura e la combinazione di elementi vari che, nell'alchimia della corrispondenza tra colore e forma, fanno emergere terre lontane. Terre che sprigionano vibrazioni che invitano lo spettatore a un viaggio esplorativo del proprio universo.
In un percorso espositivo che interagisce con l'atmosfera di un luogo in cui il suono della bellezza antica si mescola con la forza visiva del contemporaneo e la cultura del sapore. La Galleria Sinopia, partecipe della ricerca della contaminazione e della contestualizzazione dei generi, valorizza l'arte combinatoria del collage in un'atmosfera di connubio tra sapori e saperi, tra trame e tessuti, tra colori e luci volta all'esaltazione della vera esperienza estetica che richiama tutti i sensi. La filosofia dell'arte come nutrimento e del cibo come arte trova la sua valorizzazione in un percorso che si snoda dalla galleria al GLUB dove il gusto prende forma e suscita sensazioni, il luogo d'incontro che nelle sue sale del gusto, non solo inteso come palato, combina antico e moderno, eleganza ed originalità, suoni e immagini. La Galleria Sinopia porta avanti la ricerca sulle attività artistiche artigianali. Un viaggio esplorativo nel mondo della materia cominciato con le opere tessute di Margherita Levo Rosenberg e Giovanna Zinghi, passato alle formulazioni vitree di Francesca Cataldi e alla complessità linguistica del gioiello d'arte, approda ora al laboratorio combinatorio di Mimmo Frassineti. Filo conduttore è la ri-creazione del mondo tramite la tessitura e la combinazione di elementi vari che, nell'alchimia della corrispondenza tra colore e forma, fanno emergere terre lontane. Terre che sprigionano vibrazioni che invitano lo spettatore a un viaggio esplorativo del proprio universo.
In un percorso espositivo che interagisce con l'atmosfera di un luogo in cui il suono della bellezza antica si mescola con la forza visiva del contemporaneo e la cultura del sapore. La Galleria Sinopia, partecipe della ricerca della contaminazione e della contestualizzazione dei generi, valorizza l'arte combinatoria del collage in un'atmosfera di connubio tra sapori e saperi, tra trame e tessuti, tra colori e luci volta all'esaltazione della vera esperienza estetica che richiama tutti i sensi. La filosofia dell'arte come nutrimento e del cibo come arte trova la sua valorizzazione in un percorso che si snoda dalla galleria al GLUB dove il gusto prende forma e suscita sensazioni, il luogo d'incontro che nelle sue sale del gusto, non solo inteso come palato, combina antico e moderno, eleganza ed originalità, suoni e immagini.

Terre emerse


La tela per Mimmo Frassineti è un luogo di meditazione e di costruzione, di immersione nel passato e di proiezione nel futuro. L'attenzione dell'artista è rivolta a terre lontane, sognate, intraviste, forse persino visitate. Le fa emergere come d'incanto dal nulla in una nuova luce radiosa, irreale che unisce l'alba e il tramonto, la notte e il giorno. Non è una luce crepuscolare rarefatta ma limpida, sfavillante, un notturno solare. Le tele di Frassineti avvolgono lo spettatore con un'atmosfera di dormiveglia e pure dinanzi al suo occhio si stacca nitido un mondo elaborato in modo meticoloso alla stregua di un Miniaturista medioevale. Un mondo apparentemente naif, semplice come le icone bizantine, sorretto da una fede ingenua nelle fondamenta solide, eppure evidente risultato di un lavoro scientifico, piuttosto laico, che più che nell'unità crede nella frammentazione e nella manipolazione soggetta al libero arbitrio. La creazione di mondi, nel laboratorio di Mimmo Frassineti, non ubbidisce a regole, non si cura della verosimiglianza, della prospettiva, riconosce, semmai, l'indubbia supremazia del colore, un colore forte ma non materico, luccicante ma al tempo stesso trasparente, diafano, spirituale. Una spiritualità che però più che nello spirito della fede, qualunque essa sia, crede in quello della gioiosa leggerezza e sceglie come Idolo la sconfinata allegria che spazza tra cielo e terra e li unisce in un unico orizzonte senza linea di demarcazione. Eppure, e qui ritorna l'indole del miniaturista , le linee ci sono e hanno un ruolo essenziale. Perchè quegli orizzonti sono colmi di minuscoli dettagli, di forme ben precise, riconoscibili e riconducibile a delle realtà , a dei viaggi non immaginari semmai virtuali in paesi lontani ma esistenti , rintracciabili sul mappamondo. Viaggi virtuali perchè Mimmo Frassineti attinge alla realtà come fonte d'ispirazione per modificarla trasformando il macrocosmo in microcosmo e viceversa. I suoi paesaggi che di fatto sono uno curioso misto tra fantascienza e arabesco, tra audacia e radicamento in antiche tradizioni che per più di un verso e più di una trama ci portano in oriente, hanno una doppia valenza ossia un doppio punto di vista: uno da vicino, anzi da vicinissimo che ci fa entrare nel laboratorio di Frassineti fatto di colla, colori, disegni, riproduzioni, macchinari di ingrandimento e quant'altro, e l'altro da lontano, anzi da lontanissimo che ci fa sentire come il Piccolo Principe di Saint-Exupèry che dal suo minuscolo asteroide parte per scoprire l'immenso universo. Frassineti è come l'aviatore che disegna per il Piccolo Principe la pecora, si impegna a dare al viaggiatore una bussola per seguire le tracce - piccole mappe che ci rammentano le opere di Alighiero Boetti - oppure semplici trame tessute che permettono un orientamento nella vastità delle città senza frontiere nè collocazione. Sono città fantasmi se si accetta una connotazione positiva della parola come apparizione luminescente, città deserte dove non compare mai la figura umana eppure intrise e vibranti di vita e di vitalità. Perchè non sono terre spettrali ma terre emerse da un profondo sentire. Un sentire che non ha nulla a che fare con il sentimento, ma piuttosto con quell'effetto sulla psiche del colore e della forma che è alla base del credo artistico di Kandinsky: il colore raggiunge l'anima. La vibrazione non è dovuta solo al colore ma anche alla forma e alla loro totale corrispondenza. Quella stessa inseparabilità tra colore e forma della teoria - e della pratica - di Kandinsky viene inseguita instancabilmente da Frassineti che ha in comune con il grande pittore russo l'attrazione per i temi fantastici e le tradizioni medievali. In certi momenti Frassineti tende più all'astrazione fantastica e fantasmagorica in altri più al figurativo ed è sorprendente il risultato quando queste due tendenze si fondono sulla tela, quando cioè Frassineti affronta il complesso tema del ritratto. Il ritratto è forse uno dei generi artistici più antichi ma anche più complessi sempre in bilico tra la riproduzione delle fattezze e la sensibilità del pittore, tra realtà oggettiva e sentire soggettivo. E anche Frassineti conosce questo spartiacque e si diverte ad accarezzarlo come un filo di rasoio con il passo leggero del funambulo sulla fune. Sceglie di personaggi famosi - e non a caso per esempio l'autore del Piccolo Principe, Antoine de Saint-Exupèry, o l'eroina del Medioevo francese Giovanna d'Arco, - che fanno parte della memoria collettiva , un immagine pre- esistente che garantisce, per così dire, l'adempimento della richiesta della realtà o comunque della verosimiglianza e poi mette in moto la macchina combinatoria che prima frammenta, poi mescola, poi ricuce per rappresentare alla fine un immagine che certamente è riconducibile a un modello ma non più per i tratti somiglianti ma quelli esaltati, cioè portati al loro estremo, a una specie di quintessenza, grazie alla esemplificazione. Esemplificazione che si basa ancora una volta sul semplicissimo concetto della massima corrispondenza tra forma e colore. Così che la stessa leggerezza che fa volare i paesaggi di Frassineti si annida e traspare dai volti umani che lui ritrae seguendo sempre una sola strada : quella del libero arbitrio.

Mimmo Frassineti, fotografo e giornalista free-lance, pubblica su numerosi quotidiani e periodici italiani e stranieri. Dal 1987 collabora con il Venerdì di Repubblica realizzando reportages da Irak, Siria, Israele, Libano, Yemen, Turchia, Tunisia, Etiopia, Russia, Romania, Polonia, Bangladesh, Cina, Stati Uniti, e da quasi tutte le nazioni dell'Europa occidentale. Nel 1976 fonda con altri colleghi l'A.G.F. che si afferma come agenzia fotogiornalistica d'importanza nazionale. Autore di mostre e libri fotografici, svolge attività didattiche e di promozione culturale nel campo della comunicazione visiva. Ha pubblicato "Cronache del basso Nilo", un romanzo ambientato in Egitto durante la campagna napoleonica. Ha tradotto una raccolta di leggende afgane.

Queste le principali testate con cui collabora:
Airone, Archeo, Der Spiegel, Famiglia Cristiana, Focus, Il Corriere della Sera, il Giornale, il Manifesto, Il Messaggero, Il Mondo, Il Venerdì, L’Espresso, L’Unità, La Repubblica, La Stampa, Life, National Geographic, Nuova Ecologia, Oggi, Panorama, Stern, The Daily Telegraph, The New York Times, The Sunday Times, Time.
Mostre:
Ritratti in fabbrica. Galleria Underwood 1982
Man Ray. Galleria Underwood, 1885
Blu. Collettiva, galleria Underwood,1985
Ritratto di un liceo. Liceo Tasso, 1990
Foto inedite del Venerdì di Repubblica. Collettiva, galleria Monique Gregory, 1991
Roma dei fotografi. Collettiva, Acquario Romano 1992
Ovest di Omaha. Galleria dell'Oca, 1993
Eros e ufficialità nei monumenti dell'Italia umbertina. Galleria dell'Oca 1995
Il Mondo è dei bambini, collettiva. Per Telethon, 1995
Tre sguardi sulla Cina. Galleria Il Segno, 1997
Prima Repubblica. Galleria il Segno, 2001
La strada dell’utopia. Pio Sodalizio dei Piceni, 2006
La strada dell’utopia – I graffiti di Via di Tor di Nona, Galleria Luxardo, 2006
Libri:
Caorso, il Po, la centrale, gli abitanti, 1978
Yemen del Nord, tecnologia e tradizione, 1982
Dopo, 1984
Pietrarsa, 1989
Ritratto di un liceo, 1990
Ovest di Omaha, 1993
La piazza in Italia, 1994
Roma, immagini di una giornata qualsiasi,1995
La muda del drago, 1997
Cronache del basso Nilo (narrativa), 2000
Parchi di Roma Natura, 2001
La collina delle sabbie che corrono, (narrativa) 2003
Amo Roma perchè, 2005
Rose a Villa d’Este, 2007
La mostra rimane aperta dal 29 novembre 2009 al 29 gennaio 2009 Galleria Sinopia:

dal martedi al sabato 10,30 -13,30 / 15,30 -19,30 domenica e lunedì chiuso.

GLUB da domenica a venerdì 8.00-24.00